BlogRubrica di Alimentazione #3: consigli per un’alimentazione corretta

Questa rubrica di alimentazione intende fornire dei suggerimenti ad alunni e famiglie dell'Istituto Leopardi di Padova per una alimentazione più corretta.
Si ritiene infatti che il cibo giusto favorisca non solo la salute, bensì anche l'apprendimento. E i casi di cattivo funzionamento dell'apparato digerente, fra i giovani, sono in aumento. Se si chiede a qualcuno come mangia, il più delle volte si ottiene la risposta: “Normalmente.” Ma il concetto di normalità, insito nella risposta, è quanto di più sfuggente si possa immaginare. Il cibo che per noi è normale, già a 1000 km più a nord o più a sud, non viene ritenuto tale. In modo eclatante, poi, se ci si sposta di continente. Così pure se si tornasse indietro nel tempo di solo 50-70 anni, di nuovo ci si troverebbe con una normalità diversa. L'ipotesi che l'uomo sia onnivoro, non regge. Un veloce confronto con i nostri parenti più stretti fra i primati, cioè gli scimpanzè, mostra che non lo siamo. Siamo piuttosto frugivori. Onnivori sono il maiale, l'orso. Non l'uomo. Nota importante: è vero che l'uomo può nutrirsi con innumerevoli tipi diversi di cibo, per sopravvivere ma ogni cibo dà effetti diversi sulla salute, se viene consumato per un tempo prolungato (lo vedremo più avanti).
Come orientarsi?
L'ideale sarebbe di poter conoscere che cosa mangiavano i nostri progenitori. Quali? Nonni e bisnonni? No, molto più indietro. L'uomo preistorico. Anzi più indietro ancora: l'uomo del paleolitico. Cioè l'uomo che è vissuto almeno 20.000-50.000 anni fa. Un tempo difficile da pensare. Ma un tempo utile per fare qualche riflessione. Sembra infatti che nella lunga evoluzione che ci ha portato da australopithecus (Lucy) a homo sapiens, il nostro Dna sia cambiato fino a stabilizzarsi all'incirca 50.000 anni fa. Ciò significa che il Dna dell'uomo del paleolitico superiore era uguale al nostro, soprattutto per quanto riguarda il nostro sistema di digestione e uso del cibo (pochi i cambiamenti successivi; per esempio la digeribilità del latte da adulti, mutazione genetica che riguarda circa il 30% dell'umanità, intervenuta alcune migliaia di anni or sono).
Catherine Perlès, dell'università Parigi X, nel suo saggio presente in Storia dell'alimentazione ( a cura di Flandrin e Montanari, 1996) afferma: “L'alimentazione vegetariana ha sempre fornito l'apporto calorico essenziale [all'uomo del paleolitico e agli ominidi precedenti].” Una prova di quanto affermato, la Perlés la trova nell'analisi dell'usura dei denti, non compatibile con una alimentazione a prevalenza di carne. Un'altra prova sono le dimensioni del territorio in cui gli uomini primitivi si muovevano: non oltrepassava i dieci km, una superficie insufficiente per la caccia, se l'alimentazione fosse stata prevalentemente carnea. Questa affermazione non può essere ignorata, se desideriamo un cibo confacente al nostro organismo. Fortunatamente oggi molte agenzie insistono sul consumo dei vegetali per il mantenimento della salute. Altre agenzie (Oms, Iarc) hanno perfino sancito la cancerogenicità degli insaccati e delle carni rosse. Il guaio è che proveniamo da una alimentazione in cui la carne ha un ruolo predominante. Oltretutto simbolico. E minato dal pregiudizio che senza carne non si può vivere. Ma si tratta di un pregiudizio. Non basato su ricerche scientifiche.
Prof. Diego Marchetti